Nella copia con dedica che ho di Si stava meglio c’è una semplice frase: “Fammi sapere!”.
Eh,mica una cosa semplice spiegare cos’è questo libro e che impatto ha avuto su di me (ci ho messo letteralmente anni per decidermi a scrivere questo articolo). Ma ci provo #daje.
Leggere Si stava meglio è come vivere in un film nell’Italia dei nostri nonni. Un libro emozionante,profondo e ricco di insegnamenti che aiuta a capire meglio la vita dalla loro prospettiva e a farceli apprezzare sempre di più.
Claudio di Biagio, regista,speaker radiofonico, youtuber e tante altre cose, ci racconta quegli anni attraverso gli occhi dell’indimenticabile Nonna Lea e di altri personaggi interessanti.

Ho conosciuto Claudio di Biagio agli albori di Youtube con il suo canale Nonapritequestotubo dove tra vlog e rubriche sul cinema non ci si annoiava mai. Fantastica la rubrica #epoitelomagni con la nonna nazionale: un mix di divertimento,cucina ad occhio e perle di saggezza (battilonta,sbatacchiamento e parannanza per citarne alcuni). Ecco un piccolo esempio:
Presentazione del libro in stile #epotelomagni (roba che potrei concludere l’articolo qui).
Trama
Se pensiamo ai primi custodi della memoria, in quasi tutte le famiglie pensiamo subito ai nonni. Una memoria trasmessa attraverso immagini create dai loro racconti e che spesso evidenzia le grandi differenze generazionali. Si stava meglio ci porta in un viaggio d’altri tempi con protagonisti dalle storie diverse ma simili sotto molti aspetti. Un modo per capire come si viveva e quanto è importante custodire alcuni di quei valori che oggi sono sempre più flebili. La cornice del libro che custodisce questo racconto è rappresentata dalle chiacchierate tra nonna e nipote e dal loro viaggio in macchina alla riscoperta delle radici di nonna Lea (quest’ultima immagine sa tanto di cinema). Come detto dall’autore, il libro ha uno scopo documentaristico e di seguito vi lascio alcune frasi che mi hanno colpito.
Per me è un rituale. Osservare i movimenti di mia nonna mentre cucina è un rituale sacro. Li vedo come al rallentatore,con tutta la potenza e la precisione che esprimono davanti ai miei occhi meravigliati.
Inizia così,con una delle immagini tipiche di chi ha o ha avuto la fortuna di avere,per un bel pezzo della loro vita,le nonne. Mi sono rispecchiata subito in questa immagine perché è quella con cui sono cresciuta. La sacralità nel silenzio dei rumori delle stoviglie, nella precisione dei gesti e nel mix di profumi che riempiono la casa. Unita alla meraviglia nell’osservare quello stile di vita, semplice e lento, che noi non abbiamo mai conosciuto.
I ricordi,alla fine, sono la cosa più viva che abbiamo
Per me i nonni hanno sempre rappresentato un pozzo di informazioni, un rifugio dalla vita frenetica e della società troppo difficile da affrontare. Ho sempre provato una grande invidia per quella loro serenità che sapeva tanto di vittoria. Di una vita vissuta a pieno,fatta di piccole cose ma importanti nella loro semplicità. Avevano vissuto la guerra, la povertà, l’emigrazione eppure erano lì, vivi e e pronti a rispondere alle mie mille domande.
Perché leggerlo
Potrei ripetere i mille motivi già citati ma se volete leggere qualcosa di diverso e che vi faccia davvero riflettere ed emozionare, questo è il libro adatto. Leggerlo mi ha stimolato molto nel valorizzare ancor di più i miei nonni: chiamarli,parlarci ore ed ore e viaggiare con loro sul treno dei ricordi capendo quando,nella nostra diversità generazionale, siamo in realtà molto simili.
L’augurio è che in un futuro questo libro diventi davvero un film perché ce n’è davvero bisogno. Soprattutto in questo periodo.
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