The Great Hack #socialcringe

“Il nostro comportamento è stato accuratamente studiato per cui le pubblicità che troviamo pertinenti e che ci fanno credere di essere spiati vuol dire che l’algoritmo funziona e prevede le nostre azioni.

Siamo diventati merce […] nessuno ha pensato di leggere i termini e le condizioni.”

Inizia con le parole di David Carroll (associate professor – Parsons school of design) il docu-film The Great Hack – Privacy violata che racconta lo scandalo Cambridge Analytica + Facebook quando si scoprì l’utilizzo improprio di migliaia di dati sensibili con l’unico scopo di trarre profitto dalla manipolazione del comportamento degli utenti, in particolare durante le elezioni statunitensi del 2016 che videro la sorprendente vittoria di Trump e l’altrettanto scioccante risultato della Brexit, che vide l’uscita dell’Inghilterra dall’Unione Europea.

Il documentario è incentrato sulla causa legale che David Carroll intraprende contro Cambridge Analytica per riavere i suoi dati e capire in che modo sono stati utilizzati.Tra i suoi sostenitori Carole Cadwalladr, giornalista investigativa britannica del The Guardian & The Observer.

Cos’era Cambridge Analytica

Definita dagli ex-dipendenti, tra cui Brittany Kaiser (ex direttrice dello sviluppo commerciale), come una compagnia di profilazione degli elettori il cui lo scopo principale era quello di influenzare le opinioni di quella percentuale della popolazione “indecisa” su chi votare: i cosiddetti “influenzabili”.

Tale manipolazione (perché di questo si tratta) avveniva attraverso la massiccia diffusione, in stile guerrilla marketing, di contenuti social schierati(nel caso USA a favore dei repubblicani) e di palesi fake news (che portò ad un’inchiesta nel 2018) con lo scopo di “colpire la pancia” degli utenti andando a creare una vera e propria polarizzazione politica.

Cosa ha causato lo scandalo

Durante un’intervista l’ex CEO di Cambridge Analytica, Alexander Nix affermò di avere 5.000 punti dati su ogni elettore americano.

Detta così, per gli addetti ai lavori, poteva sembrare un’affermazione normale ma il problema è nato quando si è scoperto che questi dati erano stati ottenuti senza il consenso degli utenti coinvolti, inconsapevoli di ciò di cui erano stati vittime, con l’aiuto di Facebook.

Zuckerberg affermerà di aver avuto conferma della cancellazione di tali dati prima dei due eventi sopracitati (mi chiedo se sia mai esistita una prova tangibile al di là di semplici email) ma, nella realtà, CA continuò a usare quei dati anche dopo tale comunicazione (potremmo parlare già qui di fake news?)

Oltre a multe salatissime, tale indagine ha portato al fallimento di Cambridge Analytica (si ipotizza per evitare ulteriori indagini ed eliminazione di prove).

Le tecniche utilizzate

Microtargeting:una forma di pubblicità online profilata che analizza i dati personali – in questo caso le specifiche ricerche online dell’utente, i dati di navigazione o il comportamento dell’utente online – al fine di identificare gli interessi di quest’ultimo con lo scopo di influenzare le sue azioni, portandolo, ad esempio, a cliccare su un determinato banner perché di suo interesse” – fonte Agenda Digitale.

Profilazione psicografica: consiste nella raccolta di dati inerenti alla personalità, interessi, stile di vita e così via degli utenti con lo scopo di creare modelli di comportamenti definiti anche come buyer personas. Uno dei principali strumenti di questa tecnica è il modello OCEAN (Openness, Conscientiousness, Extraversion, Agreeableness, Neuroticism).

Raccolta dati: tutto ciò che caricate, scrivete e cliccate è tracciato. Nessuno vi sta spiando, siete voi che fornite informazioni (penso soprattutto ai caricatori seriali di album da millemila foto o agli scrittori di papironi polemici). Ogni lettera,click,like,commento, acquisto, è un dato che fornite ai cosiddetti Super Computer e all’algoritmo che vi (r)inviano sotto forma di materiale fuorviante.

Nel caso dello scandalo FB-CA, combinando queste tre tecniche in modo del tutto illegittimo,  sono stati ottenuti preoccupanti risultati soprattutto a livello politico.
Sì, è stato adottato il GDPR ma conosciamo davvero il potere e l’importanza della tutela dei nostri dati personali?

Cosa ne penso

Avete mai letto i Termini e Condizioni? L’informativa sulla Privacy?

Io lo faccio raramente e mi rendo conto di darmi in pasto a qualsiasi sito scelga per pura pigrizia (sì, i testi sono lunghissimi ma è anche quella una tecnica). Sono consapevole di essere dentro un 1984 da molto tempo, conosciuto quando ero troppo giovane.

Ora, le buyer personas sono sempre esistite e, fino a quando sono applicate a contesti commerciali, possono essere utili e innocue ma cosa succede quando il contesto è quello politico?

Essendo un’addetta ai lavori so bene come funzionano questi strumenti e non nego che , a volte, scelgo di cedere volontariamente al marketing perché penso che sia un facilitatore di vita (se usato bene).

Vi ricordate tutta la campagna comunicativa con cui ci hanno bersagliato durante le elezioni americane 2016 e la Brexit? In entrambi i casi, le previsioni indicavano risultati ben diversi rispetto a quelli che si sono poi ottenuti. Ricordo benissimo lo sconcerto all’indomani della vittoria di Trump e della Brexit. Come diavolo era possibile se fino a qualche ora prima le statistiche dicevano il contrario? Dopo questi due eventi iniziai a farmi molte domande, consapevole che c’era qualcosa di ben più potente dietro: i dati.

Ad oggi penso che sia necessaria, oltre a una solida regolamentazione, una diffusione di consapevolezza. Bisogna parlarne ovunque e a chiunque perché è un diritto sapere quanto potere abbiamo come persone portatrici di dati preziosi.

Purtroppo non vedo ancora nessuna sensibilizzazione (solo demonizzazione che non fa altro che assecondare queste tecniche) o volontà di capire.

Sì, scegliamo volontariamente di iscriverci a quel social o di comprare su quel sito ma siamo davvero consapevoli di ciò che comporta tale scelta?

Se , non vedo il bisogno di lamentarsi di quella inserzione misteriosamente attinente a quello che avete cercato o di cui avete parlato due secondi prima.

Se no, calibrate bene ciò che condividete perché è una fonte di profitto molto più preziosa di qualsiasi cosa abbiate conosciuto finora.

Dove guardarlo

Disponibile su Netflix.

Trailer QUI.

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